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Via della Principessa - Cammino A. M. - Gea Monteroduni

Camminare per riscoprire e conservare i luoghi e le storie di Monteroduni

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Camminare per riscoprire e conservare i luoghi e le storie

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Via della Principessa

Il cammino inizia alla Forcella, prendendo la via che scende al cimitero.

Appena  dopo aver superato la Fontana di Santa Lucia, proprio nel Vallone  dell’Ospedale (o dello Spedale), esso raggiunge la Via della  Principessa, cioè l’antica mulattiera che da Monteroduni portava ai  tenimenti del Principe Pignatelli nei comuni di Gallo e di Longano.
Il  Cammino, da qui, si svolge lungo tale Via, risalendo prima i colli del  Novale e del Lucito, separati dal Vallone di Sant’Eramo (trasposizione  del dialettale “Santermene”), attraversando poi il Vallone di San  Eusanio e raggiungendo quindi la pendice nord-ovest della Falascosa.
Superato  il crinale, appena dopo la svolta a sud-ovest, arriva a Scanno  dell’Orso, da dove appare uno spettacolo davvero unico in tutto  l’Appennino centro meridionale: la visione della profondissima Forra di  Peschio Rosso e dell’incisione che la Rava delle Copelle segna nelle  Pastorelle, nella Valle Perduta, fino a Campo Intringolo e a Santo  Spirito sul Volturno.
Dalla  svolta a sud-ovest della Falascosa, il Cammino passa per Femmina Morta,  dove incontra la grotta di Carlantonio; attraversa il Vallone di Valle  Biata (Valle di Biada); continua a risalire lungo l’orrido versante  ovest di Colle Torricella, cioè la Ripa della Stella, dove si erge Il  Campanarieglio.
La  Via svolta poi decisamente a sud, sempre lungo il crinale di Colle  Torricella, e proprio in corrispondenza di questo nuovo punto di svolta  vi è un affaccio naturale da cui si gode una vista mozzafiato della  impressionante parete del Peschio Rosso, nome questo che "è  l'evanescente trasposizione dell'assai più temibile dialettale “Piesche  rusce”, che l'ortografia non potrà mai rendere in tutte le sue primitive  risonanze, né la cartografia in tutto il suo orrore di pareti rosse,  sospese sul nulla, e perforate da nidi di rapaci." (Da "La Valle  perduta" di Michele Tuono).
Appena  dopo la svolta la Strada incontra la Preta r’ ru Carr’ (o P’rata r’ ru  Carr’), cioè misteriose incisioni sulla roccia viva che la leggenda  vuole che siano state lì lasciate appunto dalle ruote dei carri che vi  transitavano.
Da  qui, alla fine di un breve tratto in falso piano, la Strada arriva  finalmente alla Rava di Vallelunga, il cui corso  segna il confine tra  Gallo Matese e Monteroduni, nel punto in cui sorge un ponte in pietra  che si vorrebbe addirittura di epoca romana.
Questo  posto è ameno e favorisce la sosta per uno spuntino. Consente anche di  raggiungere agevolmente, risalendo verso Vallelunga, la fonte detta  Acqua di San Benedetto o fare una discesa, imboccando un ripidissimo e  pericoloso viottolo innestante sulla stessa strada che porta alla fonte,  alla Tonza r’ ru Maraon’, vale a dire al primo dei dieci salti con i  quali la Rava si inabissa tra le strapiombanti e strettissime pareti  dell’impercorribile Forra.
Il  Cammino A. M., poi, lascia la Via della Principessa e risale Colle  Torricella per raggiungere la S. P. Volturno-Pentrica (la “Strada della  Ruspa”), che percorre fino all’innesto con la stradina forestale che  scende nella Valle Cania Cenci, passando per Campo Piano e i Condotti,  fino alla Fontana della Ficura.
Il  Cammino continua a scendere lungo la strada forestale fino alla  “Cun’rella”, una bellissima marmitta di gigante posta lungo il corso  della Ravicella, e al Vallone delle Volpi. Da qui parte il tratto finale per il ritorno alla Forcella.

Lunghezza 10,5 Km - Dislivello 645 m - Durata 4h
Via della Principessa


L'Associazione  Gea- Monteroduni non garantisce la fruibilità dei percorsi in giornate differenti da quelle in cui vengono organizzate le attività sociali. Per info: contatti



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